mercoledì 1 febbraio 2012

A te che sei parte di me...



Mi mancano le parole per sperare di essere compreso
ho paura di udire il suono della mia voce echeggiare dentro questa casa,
improvvisamente vuota, sconosciuta.
Voce familiare divenuta straniera, lenta, piombo.
Ho paura che un pezzo alla volta lei si porti via tutto,
anche quella parte di me che le ho fatto credere poco importante
per scoprire che non era mia, ma nostra,
che non esiste se non esiste un noi, qualsiasi esso sia,
come una stretta di mano non può essere fatta da una mano sola,
come anche la rosa più bella e costosa non vive senz'acqua,
così la più umile delle terre non esibisce nulla senza un piccolo seme,
così io non posso pensare di non essere in qualche modo tuo,
e in qualche modo che tu sia mia,
sembra che così sia scritto,
che tutto sembri cambiare
mentre nulla muta.
Quando l'alba anticipa il suono del risveglio
il mattino coglie impreparato quello che avevo deciso:
pensare che non dovrebbe essere così,
l'odore della mia casa, il mio sorriso sprecato,
la sensazione di essere solo, la consapevolezza di non esserlo...
Scappano in gregge idee di futuro, ne sono prigioniero
forse sopraffatto, forse... sincero.

D. - 24 febbraio 2009

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