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Vorrei uscire dalla nostra casa in montagna, avere davanti il nostro piccolo lago ghiacciato, gli alberi spogli che mostrano i dettagli del loro corpo, con la bella stagione nessuno li nota, distratti dalle loro cromatiche chiome.
Potremmo indossare i nostri pattini con la lama d'acciaio lucente che riflette un piccolo sole in miniatura, come colonna sonora avremmo il battere dei nostri cuori che fanno a gara per l'emozione, cercando di confondere la loro voce con il battito dovuto al movimento fisico. Ti abbraccerei, ti fermerei vicino alla nostra panchina in ferro battuto che abbiamo legato con una piccola catena all'albero che le sta vicino, e sorridendo pensare a quando abbiamo gettato la chiave sul fondo del lago senza dire cosa questo significasse, era così chiaro a tutti e due. Ti osserverei al sole, e poi ti cederei il mio posto, non vorrei mai che i tuoi bellissimi occhi, così simili ai miei, lasciassero cadere delle lacrime, mi avvicinerei al tuo collo e ti sussurrerei quanto ti voglio bene, mi fermerei a guardare tutto quello che c'è intorno, poi rientreremmo a casa e ci faremmo un bagno caldo insieme in mezzo a schiuma e spezie di altri paesi che avremmo forse progettato di vedere prossimamente, e scherzando e ridendo sul mio scarso francese che tu ostinatamente mi vorresti insegnare arriveremmo all'ora di cena, stasera filetto ai tre pepi e polenta con porcini che tu divoreresti insieme al pane, appena fatto, ancora caldo.
Poi mi fermerei ancora a baciarti e a toccare il tuo corpo che le mie mani non hanno mai dimenticato. Avremmo di nuovo il calore del nostro fuoco a riscaldarci tutta la notte mentre fuori fa buio, ma dentro questa casa risplende la luce bellissima dei colori del fuoco che muove e fa danzare contro il muro le nostre ombre ora capovolte, ore intrecciate ora calme e lente, e chissà se tu sentiresti quello che penso....che tutto quello di cui ho bisogno sta qui, cento metri attorno a me....
D. - 8 dicembre 2007
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