domenica 15 agosto 2010

SENZA TITOLO (non sono Cabrel, e nemmeno de Andrè)


Avremo ancora il sole sulla faccia, illuminerà di rosso vergogna cristalli salati,
scesi a colmare spazi lasciati da impronunciabili parole, solo pensate,
rammarichi di consapevolezza, non aver avuto cuore
un'istantanea dei colori privata.

Ed ora che tutto si scioglie in questo gelo, all'orizzonte di un tempo senza più soli
trattenuto tra le dita, un filo, forse impigliato, forse ostinatamente trattenuto,
lentamente, inesorabilmente, disfa e scuce l'ordito del nostro amore,
che tu dici morirà, vivendo di ricordi che lo uccidono.

Occhi e bocche vi leggerebbero sillabandola una lettera scarlatta,
domata di passione, d'un adultero amore.
Cosa non sanno, noi cosa non siamo?
Siamo stati tessitori in tempi lontani decadi,
la tela preziosa decorata con colori d'albe e tramonti
di reali, falsi toni dei sogni, ma non l'abbiamo venduta
al migliore offerente.

Abbiamo dato forma a battiti di cuore con le parole dei poeti
coniugando verbi al futuro, visioni perfette di un futuro incerto
sicuro solo di non poter, di non saper scendere a patti,
troppo grande, troppo perfetto, quasi da spaventare.

Troppo in fretta passa il tempo, amico solo dei ricordi
odiata ombra che erode il nostro futuro
che consuma la scorta di attimi che non dovrei sprecare
che dovrei vivere come se fossero gli ultimi
dimenticando il resto, comprimendo l'anima
donandoti le sue spoglie, che da tempo ti appartengono.

Quando ci rivedremo ancora non sarà più notte,
il piano suonerà le nostre canzoni e noi,
non saremo più i ballerini di un carillon
fermi l'uno davanti all'altra
sfiorandoci piroettando sulla vita mille e mille volte.

Saremo carne ed ossa, torneremo ad essere una cosa sola
nessuno potrà più chiudere, quella finestra che illumina il nostro mondo.


D. - 5 luglio 2008

0 commenti: