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Verrà la pioggia,
cancellerà il rigo
lasciato dalle biciclette dei bambini
abbandonate frettolosamente
contro il muro di casa.
Non è lontana,
la posso sentire,
odorarne il gusto inconfondibile
d’asfalto bagnato
che, portatomi dal vento
a chilometri di distanza,
mi riporta indietro a quando,
bambino, anch’ io lasciavo con le bici
dei segni sul muro.
Sotto al poggiolo
radunati guardavamo vento e pioggia
spazzare il piazzale dietro casa,
e quando non era ancora arrivata
imparavamo a contare il tempo
tra la folgore e il bestemmiare dei tuoni
per dedurre se andava o veniva,
cercando di capire
sembrava far meno paura.
Presto arriverà la pioggia,
porterà con se la tempesta,
forse rovinerà qualche fiore,
qualche ramo si spezzerà,
contando i secondi sento che si avvicina,
non mi fa paura
o almeno spero che non sia così.
Tutti scappano quasi spaventati,
solo costretti l’affrontiamo,
solo uomini e cani nelle loro uscite obbligate o giocatori di pallone
la sfidano.
Lei porta con se piccoli arcobaleni velenosi,
li posso vedere nei riflessi di rigagnoli controluce, chiazze
di oli multicolori lasciate dalle auto
e alle volte mi dico
“ecco perché un anno da cane ne vale sette da uomo”.
Verrà la pioggia
e tu ne farai parte,
e io mi lascerò sciogliere
come quel rigo sul muro
lasciato dalla bici di un bambino.
D. - 24 marzo 2008
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